Nora Fuser in "Cuor" (foto di scena, Marina Luzzoli )
E' davvero una Venezia del cuore, quella dei ricordi di Clementina Cavalieri, detta Rina, scelta a simbolo di un novecento popolare denso di orgogliosa povertà e fratellanza per "Cuor" il monologo interpretato da Eleonora Fuser per la regia di Sandra Mangini.
Il Cuor e' quello veneziano di Rina Cavalieri, impiraressa, nata nel 1914 nel sestiere di Castello, ma il Cuor e' anche quello di Nora Fuser, straordinaria attrice che la interpreta, sola in scena ma accompagnata dalle suggestive voci nascoste del coro "Calle delle Perlere".
Arrivare, il primo febbraio scorso, la sera della prima dello spettacolo che ha debuttato al Teatrino Groggia, è già un esercizio di meditazione, serata uggiosa, attraverso calli e corti di Cannaregio deserte che restituiscono il rumore dei passi e con i tanti luoghi che testimoniano i mestieri delle perle : i nizioleti con scritto "delle conterie" o "dei perleri " .
Il Teatrino Groggia è raccolto, intimo e quando si spengono le luci si compie la magia, siamo a casa di Rina, e dopo poco non ricordiamo più che sia Nora Fuser, ad interpretarla. La figlia di Rina, presente in sala, riconosce in lei la mamma e dopo lo spettacolo rispondendo alle curiosità dice: "Non è stato facile perchè sono debole di cuore ".
Anche i più giovani spettatori sorridono e si commuovono al racconto di Nora -Rina Cavalieri con i suoi modi di dire, le canzoni d'epoca, le imitazioni dei primi divi del cinema sonoro che Rina regalava alle compagne in sognanti pause dal lavoro, lei sempre allegra e forte, mai piegata dai soprusi e dalle miserie dei tempi tra i più duri del novecento a cavallo tra le due guerre.
Eleonora Fuser regge un immaginario mazzo di conterie infilate ( foto di scena, Marina Luzzoli )
Ma si illuminano gli occhi di Rina-Nora quando racconta del mestiere delle perle e di come già sua madre fosse stata "mistra de perle" e quindi coordinasse il lavoro per un gruppo di impiraresse , e di come infilava le perline sia con gli aghi sia con il ferro, e poi di come fosse estrosa e raffinata nella composizione quando impirava le conterie con il ferro per creare i fiori, che non erano "scieti" ossia di un colore solo , ma variegati così deliziosamente da sembrare veri. Rina aveva imparato il mestiere di impiraressa da lei e dalle altre lavoranti del sestiere di Castello ed anche se poi aveva fatto tanti altri lavori l'impiraressa era quello che le era rimasto nel cuore .
.A scandire la messa in scena dei ricordi di Rina Cavalieri, raccolti minuziosamente in molti anni di interviste dalla storica veneziana Maria Teresa Sega, è il rumore per molti familiare del saltellare ritmico di una manciata di perle cadute a terra ed i canti fuori scena curati da Giuseppina Casarin .
Ora le perle di vetro si producono e si infilano ovunque, ma questi ricordi legati al passato veneziano più intimo sono solo nostri ed inestricabilmente tessuti nella trama del vissuto quotidiano di moltissimi veneziani e come tali suscitano quel tipo di amore e di devozione per la tradizione del "saper fare le perle e con le perle " che fa superare ancor oggi ogni difficoltà e sacrificio a chi nuovamente si accosta a questi mestieri .
Se dovessimo quindi rispondere alla domanda
" Dove si trovano ai nostri giorni le vere perle di vetro veneziane ?"
Dovremmo forse dire che si trovano dove :
-la bellezza della creazione e lo spirito del nuovo rispettano la storia e la passione di chi ha lavorato prima di noi
-c'è generosità nel condividere il saper fare e nel conservarlo per le generazioni future
- c'è un "Cuore" che lavora insieme alle mani, al fuoco, agli aghi o ai ferri: un cuore di vetro, ma forte della sua tradizione .
Il comitato per la tutela storica e culturale delle perle di vetro veneziane augura a tutti i Cuori un Buon San Valentino !
si ringrazia per la cortese collaborazione MPG:CULTURA
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